PIETRADEFUSI

PIETRADEFUSI
Pietradefusi

Pietradefusi è un antico villaggio della valle del fiume Calore, situato lungo la via Appia Antica al confine con la provincia di Benevento, su un territorio originariamente occupato dai Sanniti Irpini. .

PIETRADEFUSI

Pietradefusi è un antico villaggio della valle del fiume Calore, situato lungo la via Appia Antica al confine con la provincia di Benevento, su un territorio originariamente occupato dai Sanniti Irpini. La storia di Pietradefusi fu segnata da ripetute devastazioni. Durante la II guerra Punica, un nucleo chiamato “Fusole” venne raso al suolo per essersi schierato con Annibale contro Roma; nel ‘300 il paese venne distrutto dagli Angioini per essersi schierato con la rivolta dei baroni; di nuovo nel Cinquecento esso fu raso al suolo da un esercito francese in transito verso la Puglia. Fin dalle sue origini, Pietradefusi si è sviluppata al crocevia di importanti cammini tracciati dai greci e consolidati dai romani. Nel 313 a.C. la via Appia serviva i traffici tra Roma e Brindisi, attraversando Pietradefusi, Mirabella Aeclanum e Ariano Irpino. Su di essa nel ‘500 fu edificata la Via Nova che confluiva nella via Regia consolare delle Puglie sia verso Avellino, sia verso Benevento. Alla fine del ‘700, Carlo III di Borbone estese la via nova fino al capo di Lecce, favorendo un certo sviluppo del territorio, rispetto alla miseria di fine ‘700. Nell’alto Medioevo (XII secolo) Pietradefusi divenne una delle Universitas Civium istituite da Carlo D’Angiò, che si autogovernavano entro certi ambiti e con determinati poteri tradizionali. Il toponimo Pietra delli Fusoli, oggi Pietradefusi, viene ascritto all’aggregazione di genti di diversa provenienza (fusoli) intorno alla maestosa Pietra, un affioramento roccioso calcareo, su cui nel 1531 venne edificata la torre civica. La Universitas Pietra delli Fusi annoverava vari casali appartenenti ai De Souza, successivamente donati all’abbazia di Montevergine dai reali di Napoli, e nel XV e XVI secolo appartenuti ai De Tocco e agli Acquaviva d’Aragona. Durante il XVIII secolo Pietradefusi fu amministrata prima dalla Santa Casa dell’Annunziata di Napoli, per essere poi divisa tra il Pio Monte della Misericordia e la baronia di Montefusco. Nell’800 la valle del Calore, come gran parte dell’Irpinia, godette di uno sviluppo economico di tutte le fasce sociali grazie alla viticoltura. La scoperta dei giacimenti di zolfo in Irpinia ebbe forti ripercussioni promuovendo la viticoltura. L’infestazione della fillossera che aveva colpito il nord Europa determinò lo sviluppo di un notevole commercio oltralpe delle uve, con riconoscimenti sulla qualità e sul valore economico dei vini irpini. Nel 1879 Francesco De Sanctis volle istituire ad Avellino la seconda Regia Scuola di Viticoltura ed Enotecnia. Nel 1920 i terreni investiti a vite raggiunsero i 62.900 ettari, ma con l’arrivo della fillossera anche in Irpinia, l’economia del vino si ridusse, così come il territorio di Pietradefusi che nel 1948 vide la scissione delle sue frazioni, Calore, Campanarello e Castel del Lago. Da allora il comune di Pietradefusi comprende le frazioni di Pietra, Dentecane, S. Angelo a Cancelli, Pappaceci, Vertecchia e S. Elena Irpina (già Piscero) che ne è capoluogo. A metà del ‘900 la miseria e la disoccupazione favorirono una massiccia emigrazione delle maestranze, determinando un grave impoverimento demografico e sottraendo braccia all’agricoltura. Per alcuni anni l’economia locale sopravvisse sui proventi della coltivazione del tabacco beneventano, finché le politiche assistenziali nazionali fecero il resto svuotando definitivamente le campagne dalle classi agricole. Oggi, alla pari dei comuni limitrofi, il volto rurale di Pietradefusi è scomparso, risultando profondamente trasformato dalla strategia di demolizione e dalla cieca ricostruzione dopo i terremoti del 1962 e del 1980. La maggioranza degli edifici, compresa la storica chiesa madre di Sant’Elena Irpino, vennero demoliti e grossolanamente riedificati in cemento armato. Poche abitazioni hanno resistito alle selvagge amministrazioni e all’edilizia post terremoti irpini. A differenza dei contigui comuni di Montemiletto e di Montefusco, che hanno saputo conservare l’aspetto del loro nucleo storico e del paesaggio. A Pietradefusi sopravvivono la Torre Aragonese e la Chiesa di Maria SS. Annunziata che custodisce tele di scuola napoletana e romana del 700, statue di Santi, arredi sacri ed ostensori preziosi in oro e argento di alto valore, donati dal Cardinale Coscia e da Papa Orsini A Dentecane sopravvive la Fondazione Opera pia Pascucci e la chiesa di San Paolo (XIX secolo), che presenta una maestosa facciata e pregevoli interni che custodiscono una Natività, opera di Maria Padula. Utili informazioni su Pietradefusi si trovano nel sito web: https://it.wikipedia.org/wiki/Pietradefusi. A breve distanza da Pietradefusi (3-5 Km.), meritano una visita: Montefusco. Montemiletto, Venticano, Calore e tanti comuni confinanti, inclusi San Giorgio del Sannio (8 km.) e Benevento (20 Km). Taurasi, Fontanarosa, Gesualdo e aree limitrofe sono mete turistiche ambite.